Questo è il problema!
Il dubbio amletico che attanaglia le famiglie 2.0.
In particolare si teme di più Facebook, perché UNO alzi la mano chi ha capito bene come funziona la privacy e DUE alzi la mano chi pur avendolo capito, ha la certezza che non cambierà qualcosa nel giro di sei mesi.
Leggo sempre di questi dibattiti che avvengono sui social nei gruppi di mamme. Sia le totalmente contrarie che le totalmente favorevoli adducono delle motivazioni super interessanti e condivisibili in entrambi i casi. Io stessa mi confondo e mi incarto cercando di capire cosa sia meglio per i miei piccoli, perché a volte mi ritrovo d’accordo con una tesi e la sua contraria contemporaneamente.
Il mondo è cambiato e continuerà a cambiare ed è chiaro che possa venire il dubbio su cosa succederà in futuro e chiedersi se una nostra scelta oggi potrà compromettere una situazione per il nostro bambino domani.
Inoltre questa è un’epoca in cui ci hanno abituati ad avere paura di default del prossimo. Noto che c’è una generale sfiducia nel genere umano e si crede più facilmente al male che al bene. Per cui credo sia normale avere dei dubbi e voler proteggere i propri figli.
Potete decidere di abbracciare tenacemente una scelta o l’altra e incasellarvi in una categoria di genitori. Io vi dirò solo la mia opinione, che non costituisce assolutamente dogma.
Alla fine della fiera a me stanno un po’ strette entrambe le posizioni. E mi è venuto in mente che esiste la classica via di mezzo. Come dicevano gli antichi “in medio stat virtus”.
Io credo che si possano pubblicare le foto del proprio figlio con “misura” e “moderazione”. Due parole ancora troppo generiche però, perché non rappresentano dei parametri universali e oggettivi.
Provo a spiegare meglio cosa intendo. Per me non dovrebbe essere schiaffata la vita dei propri figli minuto per minuto su internet, perché sono delle personcine diverse da noi ed ignare di quello che stiamo facendo. A noi adulti tante situazioni possono sembrare buffe (spesso vogliamo solo sorridere con gli amici) ma un domani per i nostri bambini potrebbero essere semplicemente imbarazzanti.
Io penso che ciascun individuo abbia il diritto di dimenticare.
Vi racconto un aneddoto che mi riguarda, che mi ha fatto parecchio riflettere su questo argomento.
Un giorno ricevo la notifica su FB da un mio vecchio compagno di scuola delle elementari. Prima ero registrata con un nomignolo per cui non mi trovava nessuno. Da quando ho messo nome e cognome cercano di stanarmi persone che ho perso tanti anni fa. E se ci siamo persi ci sarà pure un motivo, o no?
Bene, non accetto l’amicizia, non per la persona in sé (che non mi ha fatto assolutamente nulla, anzi siamo stati proprio compagnetti di banco per un periodo e lo ricordo con immenso affetto), ma perché davvero non so cosa dirgli. Si e no, forse, in tutta la nostra vita abbiamo condiviso una gomma e delle matite.
Comunque salto sul suo profilo per curiosità e cosa trovo? Aveva pubblicato una foto di classe dove io sono un mostro. Il che mi ha fatto ricordare quanto mia mamma mi combinasse male all’epoca. Sembravo un maschio con un ciuffo e dei vestiti improponibili. Insomma quella foto mi ha suscitato un senso di vergogna infinito. A completare il quadro, un commento sotto poco carino di un tizio che mi ha riconosciuta e che mi scherniva. Imbarazzo totale! Quella foto è rimasta tanti anni, come tante altre, messa bene in fondo ad un cassetto e non avrei proprio voluto condividerla con il mondo. Insomma, di pessimo umore, ho pensato: “niente amicizia”. Non si sa mai escano fuori altre foto di cui non sono a conoscenza.
Sarebbe stato bello essere stata interpellata prima della pubblicazione. Certo, questa è davvero una fesseria, ma mi ha permesso di pensare alla leggerezza con cui si pubblicano le foto dei figli, raccontando praticamente al mondo la loro vita, la loro intimità. Alla fin fine io lo trovo poco rispettoso. E con questo non voglio giudicare chi lo fa, non esiste giusto e sbagliato, ma solo ciò che in coscienza si crede che possa andare bene per sé.
D’altro canto trovo che pubblicare un semplice ritratto del proprio bambino di tanto in tanto, non possa lederlo in alcun modo.
E di sicuro non potrà ledere la sua immagine la pubblicazione di un ritratto creato apposta da un professionista con determinati criteri. Non tutti i criteri scelti da un professionista sono sensati, badate bene. Ma una cosa è certa: il professionista lo scegliete voi, valutando le immagini nel portfolio.
Ovviamente qui sono nel mio spazio e parlo in prima persona delle mie foto. Ho un rispetto profondo per i bambini, sono mamma anch’io e direi anche che sono una di quelle caute nella pubblicazione. Le immagini che io produco in genere celebrano la nascita, l’amore, il gioco, la spensieratezza. Mi piace ritrarre i bambini al naturale, per quello che sono, mi piace molto catturare la loro espressione. Il concetto in cui giro intorno e che cerco di tradurre in immagini nella fotografia di famiglia è quello di essere tanto amati dai genitori. Un domani vorrei che i bambini ritratti, diventati adulti, riguardando le mie foto possano pensare di essere stati fortunati a venire al mondo.
In ogni caso quando si decide di fare un servizio esiste un documento che si chiama “liberatoria”. Chiederò sempre preventivamente l’autorizzazione a pubblicare qualche foto per la creazione del mio portfolio, per promuovermi, perché è attraverso la divulgazione delle immagini che vivo. Ma vi rispetterò ugualmente se non vorrete autorizzarmi, certa che se vi è piaciuto il mio modo di fare, al momento opportuno, parlerete bene di me e mi consiglierete come fotografa di famiglia. In ogni caso nel servizio ci sono delle immagini che si possono autorizzare a prescindere, ovvero quelle in cui il bambino non è del tutto riconoscibile. Di seguito, eccone un esempio.